due cavalieri

In uno dei molteplici presenti possibili tra le pieghe delle infinite probabilità del tempo esiste una Terra dove la magia è regina e la scienza non è che una leggenda.
Le terre sono governate da re giusti e pazienti, le malattie sono curate dai chierici baciati dalla benevolenza degli dei.

I maghi dalle loro alte torri hanno trovato il modo di evitare le guerre : tutti i dissidi e le liti vengono regolate da sigolar tenzoni tra cavalieri appositamente addestrati.
Sono i cavalieri del bello, del brutto, della passione, dell’onore, della pazienza, e di tutte le virtù e i difetti degli uomini, quando uno scontro rischia di degenerare compaiono questi mistici campioni che si sfidano a duello, l’esito della tenzone indica a favore di chi si risolverà il diverbio.

Sono stati scelti nell’epoca della confusione quando gli uomini non riuscivano a fare altro che combattere e litigare per ogni singola cosa, rubando così tempo alle attività produttive, al divertimento, allo studio , insomma a tutte quelle cose che sono alla base del benessere delle persone.

I maghi li avevano scelti bambini scandagliando i piani alla ricerca delle auree giuste e li avevano addestrati nei luoghi più impervi del pianeta rendendoli immortali, vincibili solo da altri cavalieri e vincolandoli a non prendere mai la vita di un umano o di un cavaliere,

Una delle leggende che parlano della scelta dei cavalieri narra che in realtà si tratti della stessa persona che è stata pescata nelle sue mille incarnazioni tra i vari piani della realtà: in un piano era bambino bruno, in una altro una bimba bionda, oppure un ragazzo dal viso d’oriente, incarnazioni diverse della stessa anima a seconda del destino di quella singola frazione del possibile.
I maghi avrebbero scelto questa anima perché nelle sue mille manifestazioni era l’unica che mai è stata e che mai sarà ad avere un unica virtù e un unico difetto, come un enorme cristallo purissimo senza inclusioni o imperfezioni. Tutte le anime che sono, che sono state e che saranno sono un mix dei vari pregi e delle varie manchevolezze dell’uomo: cristalli di anime bellissime perché miscela di tutti gli elementi.
Quando un litigio, una guerra sta per scoppiare una coppia di cavalieri appare dal nulla, senza dire niente, si inchinano e si salutano guardandosi negli occhi, recitano una breve litania nella lingua degli antichi e cominciano a combattere.
Ognuno armato di una singola arma di cui conosce ogni segreto, con la quale vive in perfetta simbiosi come se fosse una diretta emanazione del suo corpo.

I loro combattimenti sono sempre singoli, sono veloci e cruenti. e si esauriscono quando o l’energia vitale di uno dei due raggiunge un minimo prestabilito dai maghi nella loro infinita saggezza.
Il perdente si accascia a terra, e si inchina, poi si lascia risucchiare da un portale dimensionale nella sua dimora al di fuori del tempo e dello spazio dove si ristabilirà in un non-momento, istantaneo per i mortali che camminano nella Terra della magia.
Si dice che per un cavaliere tutto sia avvenuto e tutto debba ancora avvenire, perché lui è al di fuori del tempo e dello spazio cosa che gli permette di combattere in due luoghi contemporaneamente: non è vincolato alla legge del qui e dell’adesso.

Elrich il bruno era stato addestrato nelle montagne di Elron, aveva combattuto in cima a vulcani e nelle valli assolato di Agun, imparando a sopportare ogni tipo di privazione gli era stato insegnato che l’onore era l’unica cosa: la passione, il bello il compromesso erano cose inutili, l’unica cosa è comportarsi con onore e rispettare sempre la parola data pena il cadere nell’ignominia delle persone ambigue e fallaci: deboli ipocriti.
L’avevano forgiato duro come il diamante, tagliente come le lame fatate degli elfi, coraggioso e imbelle come le bestie feroci .

La sua fedele compagna è un enorme spada a due mani che brandisce con l’eleganza della forza, i cui colpi affonda sempre dritti e potenti senza mai fintare perché il fintare è una cosa ambigua senza onore, i colpi devono cadere sempre dritti, e precisi.
Una canzone dei menestrelli di Haganpur narra che la sua potenza è tale che che una volta combattendo contro il cavaliere del bello abbia abbattuto una enorme sequoia secolare con un solo fendente andato fuori bersaglio.

Bieilina è la aggraziata campionessa della passione addestrata nell’isola di Farinkur nell’uso del fioretto.
Ha imparato a muoversi sinuosa come un serpente e rapida come una mangusta.
Il suo corpo si muove elegante e scattante , il suo fioretto è tanto veloce che nessuno è mai riuscito a vedere con chiarezza i suoi colpi, che si abbattono infiniti contro il suo avversario.
Tanto rapidi che si narra che una volta combattendo con il cavaliere della fedeltà per difendere una giovane fanciulla che desiderava scappare con lo stalliere di corte invece che sposare il vecchio e bavoso socio del padre , lo avesse sconfitto con mille colpi inferti in un minuto di feroce duello.

Per lei tutto deve essere fatto con il cuore , senza passione il mondo decade, la passione giustifica tutto, perché i palpiti dell’animo sono irrazionali e imprevedibili ma devono essere sempre assecondati pena il vivere in un mondo grigio senza sentimenti e senza brividi.

Nei millenni i cavalieri si sono affrontati innumerevoli volte senza alcun sentimento di odio o di rivalsa: dei professionisti che compiono asetticamente il loro dovere.
Nel computo delle sfide nessuno ha mai prevalso sull’altro in maniera netta e continua, non esiste un campione assoluto o un brocco assoluto, i cavalieri si equivalgono ed è il singolo momento, la singola battaglia, l’impercettibile indecisione portata dal vento, dalla pioggia o dal capriccioso destino che porta alla sconfitta dell’uno e alla vittoria dell’altro.

Elrich e Bielina si sono scontrati miriadi di volte nei millenni,i loro combattimenti sono stati tra i più epici e appassionati: lei tutta grazia agilità finte, con il suo fioretto guizzante agile e rapido, lui con il suo spadone che colpisce dritto per dritto, forte e senza tregua.
Lei lo colpiva con miriadi di affondi e lui impassibile resisteva attaccando con i suoi poderosi colpi di lama, bastava un solo colpo della sua potente arma per sconfiggere Bielina, che però spesso evitava i suoi prevedibili attacchi grazie alla rapidità dei suoi piedi e all’acutezza del suo sguardo.
Oggi si scontrano sulle rive del lago Violetto, nella regione dei Laghi Colorati, una delle più belle zone del regno dell’arcobaleno, dove tutto è colore e la primavera non finisce mai.
Il solo sta andando a dormire all’orizzonte tra le montagne di smeraldo, che rifrangono in mille arcobaleni multicolori i raggi del sole calante.
Si guardano negli occhi, lo sguardo color ghiaccio di lui fisso sugli occhi appassionati color dei campi di lei.
Il vento caldo alza il mantello si Elrich che brandisce la spada per attaccare con la furia del toro, lei si scansa con l’eleganza del torero e lo colpisce con due rapide saettate alla spalle.
Elrich si gira senza dar segno di aver sentito il colpo e lancia un fendente della sua spada all’indietro quasi alla cieca lei si abbassa rapita e una piccola ciocca dei suoi capelli viene tagliata via e si disperde nel vento.
Si trovano di nuovo l’uno di fronte all’altro muti e ansimanti, forse un lieve sorriso si materializza sui loro visi, ma subito tornano seri e partono per una altra serie di attacchi, lui mena pochi potenti colpi, qualcuno va a segno, i precisi affondi di lei colpiscono tante piccole ferite sul corpo di lui.
Di solito la battaglia sarebbe gia finita, lei lo ha colpito innumerevoli volte ma lui non sembra essersene accorto, lei è stata colpita dalle terribili mazzate di lui, ma non sembra soffrire.
Oggi combattono per una causa forte e non vogliono perdere è come se l’energia mistica che li anima fosse potentissima. è come se combattessero per la salvezza delle loro anime più che per la causa che li ha chiamati li.
Tornano a colpirsi, una strana luce esce dalle ferite di lui, un potente fiotto luminoso esce dal taglio che Elrich ha inferto a Bielina, si fermano e si osservano atterriti.
Le loro armi cadono di mano mentre le loro membra si staccano in un fragoroso cabum, i due cavalieri stanno cadendo a brandelli come vasi di coccio colpiti troppo forte.
La debole forza del sole annegata dalla luce che sprigiona dai loro corpi.
All’improvviso il rumore si cheta e si sente il pianto di un bambino e poi il debole singhiozzare di una bambina che si avvicina quasi sorridente , con i suoi capelli rossi al vento e gli occhi verdi lucidi di pianto.
Mano a mano che si avvicina alla fonte del pianto comincia sorridere, con la mano dolce e morbida accarezza il viso di un bimbo bruno che smette di piangere e si lascia cullare felice.
I due bimbi si prendono per mano e guardano radiosi il sole, persi nel sentimento più bello e puro che ci sia, il sentimento dell’amore per l’altro e per il mondo… si buttano nel lago viola cominciano a nuotare e a giocare ebbri del loro nuovo sentimento e desiderosi di scoprire la bellezza di un futuro fatto di amore.
E fu così che la passione e l’onore lasciarono il posto all’amore , e nel mondo finì l’era dei cavalieri e ritornarono le guerre e le disfide, ma tornò anche l’amore: il sentimento che tutto include perché composto da tutte le forze e debolezze dell’uomo.