Pantani è il sogno applicato allo sport l’ercolino sempre in peidi brutto con quelle orecchie a sventola e quel fisico da micro uomo a confronto del giganti.
Il pollicino che ha sfidato la prima macchina del ciclimo quell’indurain che ha mandato fuori giri forse il miglior talento della sua generazione, quel bugno capace di dominare in ogni situazione ma incapace di dominare la sua insicurezza e incapace di domare quel grande ciclista che fu indurain.
Pantani rappresenta tutta la gioia e la follia del cicliamo e forse dei miei 20 anni.
Immani tragedie e una capacità di rialzarsi non comune.
I cronachisti ci racconteranno che molto è dovuto al doping … non lo so … so solo che la sua tenacia e la sua voglia di osare hanno fatto reinnamorare del ciclismo tanti ragazzi come noi e la sua fine ha rappresentato il primo chiodo nella bara dell’entusiasmo patrio.
La parabola di pantani è un po’ quella del paese che pur con tutte i suoi difetti e le sue meschinità pare affetto da una di quelle strane malattie autoimmuni di cui si riesce solo a lenire i sintomi senza curare la malattia.
Se pantani lo guardavi con l’occhio del sogno, Nibali lo guardi con l’occhio sconfortato di chi aspetta solo la prossima provetta con l’angoscia di chi sa di vivere un sogno che potrebbe diventare un incubo.
Per cui forza Pantani con tutti i polmoni eroe solitario, che ha vissuto una lotta totale contro tutto e tutti osannato dalle folle adoranti per poi morire triste e solo nella notte degli innamorati se non è una parabola da eroe greco qual’è?
Nibali è un risultato sul tabellino … una soddisfazione, ma non è un sogno mi spiace
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