chi non lavora non fa l’amore

17/01/2014 at 2:08 pm

chi lavora non fa l’amore canta il buon Adriano Celentano e il titolo può esser stupido o forse solo ammiccante al pubblico pruriginoso e perbenista della sua epoca, ma contiene in nuce un’amara verità.

Fin dalla più tenera età siamo stati educati ad avere uno scopo ad uscire fare qualcosa per riempire le nostre giornate e per sentirci gratificati.
Cominciamo con l’andare all’asilo, dove passiamo il nostro tempo a giocare, ma abbiamo una maestra che ci dice bravo o che ci cazzìà se non facciamo le cose per bene.

A 6 anni cominciamo ad andare a scuola dove ascoltiamo e facciamo e ci prendiamo i voti e e tuttoquello che ha a che fare con la scolarizzazione …

Fin dalla pi tenera età abbiamo uno scopo un luogo dove andare, e sappiamo con certezza che qualcuno ci dirà se stiamo facendo bene e ci premierà o ci pumirà se del caso.

Abbiamo un imprinting sempre rinforzato che ci impende d’andare in un luogo a produrre e se non lo facciamo ci sentiamo morire dentro.

Mia madre è adusa a dire che “il lavoro è vita”, e non è un caso che molte persone andate in pensione avvizziscono perchè non altri interessi.

Proprio perchè siamo neuroprogrammati al lavoro, a recarci in un luogo fisico o metafisco che sia, tendiamo a cercare di andarci a qualsiasi costo.

Abbiamo la presunzione che ci basti un occasione dimostrare chi siamo, non vogliamo che gli altri siano dei fancazzisti, vogliamo farci dare bravo e mettere una stellina dalla maestra.

Poco importa se lo stipendio è poco, pochissimo, anche sero finchè andiamo in ufficio, finchè abbiamo l’impressione di stare producendo qualcosa siamo più contenti che a fare nulla e quindi accendiamo qualsiasi umiliazione, qualsiasi presa in giro.

E poi + vero ci stanno dando la possibilità di fare qualcosa, ci stanno dando fiducia  e la fiducia è una cosa seria no?